Ecco svelato il mistero che tutti gli appassionati delle più famose sneakers portano ai piedi. Quando le invenzioni sono semplici ed efficaci insieme
Ha un “che” di orientale, anzi, di filosofia orientale: a dirla tutta, molto zen. Forse è nella mentalità propriamente occidentale quella di produrre un’invenzione per migliorare la vita, anche nei suoi aspetti più quotidiani. In fondo, è l’istinto dell’essere umano sin dai tempi del fuoco e della ruota. Ma quando si pensa ad un’invenzione, si pensa ad un brevetto, ad una descrizione della metodologia utilizzata per produrla, ai materiali utilizzati.
Insomma, il pensiero che si ha di un’idea è che sarà quasi senza dubbio un oggetto che nel migliorare una condizione o ad annullare un disagio, ne sostituirà o ne integrerà un altro. Nella logica pressoché accumulatrice della concezione esistenziale di una bella parte di mondo c’è davvero poco spazio a far spazio. Difficile pensare che si possa inventare “togliendo”, che il passo in avanti si faccia sul terreno della sottrazione.
Perché questi fori laterali? Il mistero che tanti portano ai piedi
D’altronde, questo mondo occidentale è dotato di sufficiente empirismo da aver coniato il famoso adagio: massimo risultato col minimo sforzo. E col minimo dei mezzi, per giunta. Dunque, un modo alternativo, almeno in termini espressivi, di parlare di “zen”. Appunto, entrando nel corollario linguistico, si potrebbe partire dal vuoto, o meglio dall’utilità del vuoto. Evitando qualsiasi impelagarsi nelle sabbie mobili della filosofia, basta considerare quanto in fondo sia uno spettro della realtà, anche empaticamente, che riceve regolari attenzioni.
Si pensi quanto significato accumuli un vuoto come quello di un buco nero: un fascino invidiabile da molti altri aspetti del mistero umano. Ebbene, è altamente probabile che anche nel campo dell’invenzione si possa approdare all’azione che renda la vita più semplice, sottraendo invece che aggiungendo: è qui la meta per giungere al “buco“. Quanto è utile un buco? Moltissimo; tutto dipende dal contesto.
Come mai questi fori si trovano ai lati? Svelato il mistero
Idea essenziale, ma risolutiva: un piccolo foro devia il getto d’acqua e fa bere le persone da un nasone, la tipica fontanella romana; come il foro (il buco) che migliora la presa di una ciambella. E poi, i classici: i fori delle calzature. Non esisterebbe stringa senza il suo foro: in tal caso non è questione soltanto di funzionalità; a parte le sneakers, le scarpe stringate sono le scarpe eleganti per eccellenza nell’abbigliamento maschile.
Ovviamente, restando nel casual, sono i protagonisti delle calzature sportive, da jogging e da puro divertimento, come le sneakers, comode e altamente personalizzabili. Tante generazioni di ventenni e non solo (sia in difetto che per eccesso nell’età) hanno tratteggiato le strade della loro vita con le sneakers più vendute di sempre: le All Stars di Converse. Nate come scarpe da baseball, sono il simbolo più alto della cultura pop.
Ebbene, le stesse sono contraddistinte da diversi fori per via del modello a stivaletto, ma ciò che desta più curiosità sono quei due fori ai lati. Certo, si potrebbe facilmente ammettere che sono utili a far respirare il piede. Come no; ma anche ad altro: essi servono a far passare ulteriormente i lacci ed ottenere una maggiore aderenza della scarpa alla pianta del piede. Ecco dunque svelato un altro mistero: la notevole lunghezza dei lacci delle All Stars.